È ancora sotto accusa il Progetto Pegaso, che prevede l’installazione di migliaia di massi di cemento, detti tripodi, sul fondo marino del Golfo di Salerno per contrastare il fenomeno della pesca a strascico, illegale se praticata entro le tre miglia dalla costa.
Un pescatore salernitano di 40 anni ha citato in giudizio la Provincia di Salerno e la ditta che nel marzo del 2006 realizzò i lavori, finanziato con fondi regionali, in quanto ha dichiarato di essersi imbattuto in un tripode mentre pescava con la sua rete a strascico ad oltre 3 miglia dalla costa, tra Agropoli e Paestum, distruggendo la rete e le attrezzature per la pesca, e rischiando anche la vita. Il tripode, secondo quanto dichiara il legale del pescatore, avrebbe bloccato il peschereccio, facendolo quasi capovolgere. Di qui la diffida, e, in seguito, la citazione in giudizio della Provincia di Salerno e della ditta che ha realizzato i lavori con la richiesta di un risarcimento danni per oltre 16mila euro. Appena pochi giorni fa, una cinquantina di pescatori agropolesi avevano diffidato la Provincia di Salerno chiedendo un risarcimento danni di circa 300mila euro per i danni subiti dalle loro reti da posta. Secondo i pescatori, rappresentati da Tommaso Battaglini, legale di Confesercenti, i tripodi infatti sarebbero stati depositati alla rinfusa, anche in zone dove era consentita la pesca con reti da posta.