Il cammino di formazione dell’Associazione di promozione sociale “Pasquale Oristanio”, presieduta da Rosanna Di Stasi, con sede a Felitto, in località Remolino, continua freneticamente, grazie all’entusiasmo di tutti i soci ma, in questa circostanza, un supporto importante è stato fornito da Giuseppina Di Stasi la quale da anni è convinta che lo sviluppo di un territorio sia direttamente proporzionale al suo livello di sapere. “Conoscere al meglio un territorio – ha commentato – può sicuramente dar vita ad una maggiore consapevolezza delle sue risorse le quali, se adeguatamente valorizzate, possono rappresentare un nuovo ed ecocompatibile volano di sviluppo”.
Con l’intento dunque di avvicinare quante più persone possibili alla conoscenza delle erbe spontanee, lo scorso 21 agosto, presso le Gole del Calore di Remolino, ha organizzato – con la supervisione didattica del Dott. Giovanni Salerno, botanico originario di Castel San Lorenzo, consulente di società, enti pubblici, Università (Roma, Viterbo, Campobasso e Benevento) e fine conoscitore del patrimonio naturalistico del nostro territorio – una visita guidata dal titolo: Dal prato alla tavola. Impariamo a riconoscere le piante spontanee buone da mangiare e le erbe aromatiche.
Il Dott. Salerno, esperto di Etnobotanica, la disciplina che si occupa di capire in che modo le diverse popolazioni hanno utilizzato il proprio patrimonio vegetale, ha illustrato ai partecipanti la finalità dell’escursione, precisando come conoscere le erbe possa essere sia un tassello fondamentale per la nostra alimentazione sia un tratto caratteristico della nostra identità culturale. “Presso le popolazioni rurali, come quelle presenti nel nostro territorio – ha spiegato – gli usi che le piante spontanee potevano e possono ancora avere sono ampi e diversificati: essi si estendono, infatti, dall’impiego alimentare a quello medicinale, veterinario o nella costruzione e manifattura di tessuti, di tinture, cordami, legacci e tutori per l’agricoltura, oggetti artigianali o dell’ambito domestico, quali attrezzi, cesti, impagliature, o in lavori di falegnameria ed edilizia ed ancora il loro ruolo in ambito religioso, rituale e simbolico”.
Dopo una prima base teorica, ci si è immersi nella ricchezza del patrimonio botanico presente a Remolino, quindi nella sua “biodiversità”, rappresentata da quasi 400 specie vegetali diverse!
Gli intervenuti hanno avuto modo di conoscere le caratteristiche di diverse piante, imparandone anche il nome scientifico latino, ma spesso, proprio grazie ai partecipanti, è emerso anche il cosiddetto “fitonimo dialettale”, cioè il nome con cui la specie è conosciuta e indicata nel territorio di Felitto. A questo proposito il Dott. Salerno ha spiegato l’importanza della conoscenza dei nomi scientifici perché, come ha precisato: “il nome latino di una pianta è come una chiave che ci permette di scoprire tutto quello che si sa di una specie: se è buona da mangiare, se è velenosa, se è ‘autoctona’ – cioè originaria del nostro territorio – oppure ‘esotica’, sapere quindi da dove viene, quale è la sua ecologia e tante altre informazioni, grazie anche all’attuale facilità di accesso al sapere fornito da internet”.
La visita guidata è stata incentrata in particolare sulle specie di interesse alimentare e aromatico che crescono spontaneamente nell’area di Remolino; solo per fare qualche esempio: la melissa, il cui nome scientifico è Melissa officinalis, una pianta aromatica e medicinale che vegeta su suoli ricchi e freschi; la nepetella (Calamintha nepeta), altra pianta aromatica, e ancora numerose specie spontanee mangerecce come il grespino (Sonchus asper), chiamato localmente “sevòne”, la borragine (Borago officinalis) – che tuttavia secondo studi recenti, come ci ha svelato il ‘nostro’ botanico, contiene alcuni composti tossici, quindi è meglio non esagerare! – la cicoria selvatica (Cichorium intybus) e il boccione (Urospermum picroides), tutte piante che fanno parte della locale tradizione alimentare: infatti uno dei piatti che si realizzava con queste specie – come ci hanno raccontato proprio i partecipanti – era la ‘menèstra stretta’, fatta con queste erbe spontanee sbollentate e ripassate in padella; una pietanza molto genuina e saporita, tipica del nostro territorio, che potrebbe essere riproposta nei nostri ristoranti e negli agriturismi locali. Giovanni ci ha anche fatto conoscere altre piante alimentari non utilizzate qui a Felitto ma che sono molto buone da mangiare, come la pimpinella (Sanguisorba minor), la stellaria (Stellaria media) o la caccialepre (Reichardia picroides).
Ci si è anche soffermati sulle varietà locali di frutti, soprattutto le pere, di cui si rinvengono nell’area numerosi individui innestati su peri selvatici, discutendo con i partecipanti dell’importanza del loro recupero, in quanto – come ci ha fatto notare il nostro botanico – queste varietà locali essendo state selezionate da millenni in questa zona dagli agricoltori, si sono adattate al suo particolare clima e suolo; per questi motivi sono sicuramente molto più resistenti rispetto alle varietà che si trovano in commercio nei vivai e quindi meno esigenti di concimi e fitofarmaci, aspetto ovviamente importante per l’ambiente e per la nostra salute.
Al termine della piacevole passeggiata che ha visto il patrocinio sia del Comune che della Pro Loco di Felitto, il grado di conoscenza delle erbe spontanee e del loro uso era notevolmente cresciuto. Sarebbe interessante a questo proposito, nonché estremamente utile, promuovere un censimento di tale patrimonio “Etnobotanico” del territorio felittese, finalizzandolo alla costruzione di un nuovo piano di sviluppo ambientale che parta dalla ricchezza del mondo naturale locale e da quanto di bello e buono abbia da offrirci, in modo a volte nascosto!
Comunicato a cura dell’Associazione di promozione sociale “Pasquale Oristanio”