Si è tenuto sabato 13 aprile presso il Palazzo di Vetro del comune di Corbara in via Tenente Lignola 1 il secondo appuntamento finalizzato ad informare e formare i volontari delle pubbliche assistenze e poter acquisire specifiche competenze e con un’ adeguata comunicazione efficace, riuscire a recepire i segnali da parte di donne che sono vittime di ogni forma di violenza.
“Violenza di genere: quale ruolo per i volontari di pubblica assistenza?” voluto ed organizzato dalla Sodalis, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Salerno e la P.A. Millenium Costa d’Amalfi, patrocinato dal comune ospite, ha visto nella giornata di sabato validi interventi moderati dalla professoressa Tina Lambiase che ha collaborato con i relatori presenti già in convegni tenuti negli Istituti di Caivano e di Pagani dal titolo “Dalla prepotenza al reato“. La dott.ssa Angela Visone, sociologa, ha ben delineato quali sono gli aspetti maggiormente sono riconducibili ad un ambiente “violento” e le principali cause e concause che determinano la relazione tra la persona maltrattata e il maltrattante. Prendendo, inoltre, spunto dalla storia del libro di cui è autrice “Fino all’ultimo respiro” la dottoressa ha sviscerato i segnali a cui prestare attenzione e i “motivi” che possono condurre alla violenza: dagli aspetti culturali ed usanze legate alle etnie e religioni, al mancato riconoscersi persona “violenta”, fino al colpevolizzare gli altri perché provocati o istigati, per arrivare infine all’utilizzo di sostanze stupefacenti o alcol. Dopo aver analizzato questi fattori, si è passati alle concause che possono generare maggiori episodi di violenza, quali le frustrazioni sul luogo di lavoro, la perdita dello stesso e conseguenti crisi di carattere economico. Naturalmente, a prescindere dalle possibili cause, la violenza non va mai taciuta ed è importante dare voce soprattutto a chi non ne ha o crede che se l’avesse, sarebbe poi inascoltata.
La dott.ssa Nadia Elisabetta Peschechera ha poi continuato l’intervento, rifacendosi alla storia raccontata nel suo libro “ELSA Storia di un’infanzia maltrattata”. Parlando di violenza assistita, rivolta a bambini e adolescenti che assistono o possono fare esperienza diretta o indiretta di qualsiasi atto di violenza fisica, psicologica, verbale, sessuale, compiuta su una figura di riferimento che spesso è la madre, la pedagogista ha evidenziato come in tali situazioni i bambini sperimentano esperienze sfavorevoli, che influenzano negativamente il loro percorso di crescita personale e relazionale, con conseguenze a breve e a lungo termine per danni a vari livelli, a volte irreparabili, che inficiano sulla qualità della vita futura anche da adulti. Ha espresso i segnali che un minore vittima di violenza assistita può manifestare e che la scuola può e deve intercettare precocemente per mettere in atto un intervento sinergico, per garantire la protezione del minore e promuovere percorsi di recupero per una crescita sana. Ha sottolineato, pertanto, l’importanza di denunciare la violenza e i maltrattamenti da parte della madre, per garantire inoltre ai figli un’adeguata funzione genitoriale di accudimento, di attenzione e di educazione.
L’avvocato Luigi Esposito, con il suo brillante intervento, ha trattato gli aspetti giuridici che sono legati ai reati contro la persona, interessando i presenti con un eloquio semplice, ma efficace ed illustrando gli articoli del codice penale di riferimento. Utilizzando una serie di esempi di sentenze che sono state emesse, l’avvocato Esposito ha parlato di stalking, violenza e abuso sessuale, maltrattamenti in famiglia e conseguenze per il querelante e il querelato. Inoltre, ha analizzato le possibili soluzioni che vengono applicate dai tribunali all’interno del nucleo familiare con la presenza o meno di minori.
La conclusione è stata lasciata alla dottoressa Rosa Palmieri psicologo psicoterapeuta presso l’ Asl Napoli 2 nord, in particolare da anni impegnata su territori multiproblematici ove un modello di intervento integrato risulta essere l’unico possibile per il contrasto di un fenomeno così complesso e sistemico come quello della violenza con tutte le sue forme e caratteristiche. L’aggancio terapeutico nella relazione tra operatore e persona vittima di reato è il primo reale tassello per fornire una guida e un sostegno efficaci alla persona vittima di reato. Gli operatori, quali i volontari delle associazioni sono le reali risorse del territorio e pertanto dovranno essere in grado di ascoltare attivamente l’altro in difficoltà, attraverso una certa sintonizzazione emotiva e capacità empatica.
Il prossimo incontro si terrà come da calendario, venerdì 19 aprile con la dottoressa Anna Di Martino.