di Antonella D’Alto – Racconta una storia di malasanità ma anche la storia d’amore di una figlia che lotta per la vita del padre, il libro “Labirinto assassino” della scrittrice salernitana Raffaella Mammone, protagonista di un ciclo di presentazioni sul territorio provinciale, l’ultima in ordine di tempo, ad Atrani, qualche giorno fa, alla Casa della Cultura.
In questo volume, l’autrice narra la triste vicenda che ha coinvolto il padre, Gaetano Mammone, morto dopo sette mesi di odissea vissuti sballottato da un ospedale all’altro, alla ricerca di un sollievo dal dolore.
“Il libro a dispetto del titolo – racconta Raffaella – non è un giallo ma uno scritto di ispirazione autobiografia nato dopo la morte di mio padre, per ripetuti errori medici, mai ammessi. Lo scopo di questo volume è sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tanti morti di malasanità in Italia, che avvengono a causa dell’errore umano. Bisognerebbe porsi il problema di come misurare l’errore medico per evitare che i medici si rifugino nella medicina difensiva”.
Raffaella Mammone precisa che il libro non vuole attaccare tutta la categoria medica, ma solo le persone incontrate nel corso della malattia del padre.
“Ci sono state delle omissioni, – spiega- una scarsa valutazione delle conseguenza, e non c’è stata la disponibilità al minimo impegno dovuto ad aiutare una persona. Mi sono imbattuta in risposte del tipo: che volete da me o andate via. Tante porte ci sono state chiuse in faccia, e abbiamo incontrato addirittura medici che non volevano visitare mio padre”. Parole agghiaccianti quelle espresse da Raffaella Mammone la quale ha spiegato che il padre era un imprenditore di 70 anni, molto attivo, malato di diabete che poi ha avuto un’influenza che lo ha portato in ospedale varie volte nell’arco di un paio di anni. Ad un certo punto ha avuto bisogno di un intervento al cuore. Da quel momento è iniziata l’odissea. “Un intervento che hanno sbagliato, – racconta Raffaella – mio padre è entrato in sala operatoria e ne è uscito con le gambe devastate. Non mi hanno mai spiegato perché. È iniziato un post operatorio in cui niente era normale. Avevano sbagliato e non lo hanno ammesso. Dopo una serie di trasferimenti di reparto, mi hanno costretto a portarlo a casa, dove poi sono iniziate molte complicazioni, tra cui la riapertura dello sterno”.
Chi ha avuto la fortuna di leggere il libro ha raccontato però che all’interno c’è poco di malasanità, di contro c’è invece tanto amore. Si percepisce la forza di Raffaella di andare avanti. Il viaggio dell’anima, in cui dalla forza dell’amore è nato il grande coraggio per curare il padre tra tante difficoltà.