Servizio di Annavelia Salerno. Riprese di Luigi di Terlizzi.
Gli Alburni sono stati protagonisti a Roma in occasione della presentazione del disegno di legge per la modifica della legge istitutiva del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
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In prima linea nel corso dell’incontro organizzato da Maurizio Gasparri, diversi sindaci e amministratori dei paesi degli Alburni, che si sono ritrovati nella sala dei Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, nel bel mezzo della battaglia della Comunità Montana degli Alburni a favore del territorio, contro i limiti imposti dal parco. Un appuntamento atteso e importante, che ha dato avvio all’iter parlamentare: dopo il primo, importante step a Palazzo Madama, infatti, si procederà con il passaggio alla Commissione ambiente, e successivamente il testo verrà portato in aula. Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato, che qualche mese fa da Roscigno, aveva garantito pieno appoggio all’iniziativa degli Alburni, ha assicurato il sostegno di molti colleghi senatori, ed ha annunciato un incontro sul tema con il Presidente della Commissione Ambiente al Senato, e in seguito anche con il Ministro Gian Luca Galletti.
Presenti a Roma diversi amministratori dei comuni degli Alburni: in primis Pino Palmieri, presidente della Comunità Montana Alburni e sindaco di Roscigno, il sindaco di Petina Giovanni Zito, il sindaco di Aquara Pasquale Brenca, il capogruppo alla Comunità Montana Francesco Cappelli, il presidente del Consiglio Franco Martino, il vicesindaco di Postiglione Filippo Opromolla, il consigliere comunale di Bellosguardo Claudio Pepe, e il consigliere comunale di Roscigno, Rocco Mazzei.
L’incontro è stato introdotto dalla relazione dell’avvocato Edoardo Polacco che ha curato il testo per la presentazione del disegno di legge. Tra i punti fondamentali della relazione la necessità di “garantire la valorizzazione del patrimonio naturale del paese, nel rispetto delle popolazioni residenti, delle loro attività agricole ed artigianali, delle loro consuetudini; la necessità di modificare una legge ormai “vecchia e non più rispondente alle esigenze dei territori”, perché “i cittadini – si legge nel testo – da anni soggetti a limitazioni, non hanno ottenuto le auspicate compensazioni e incentivazioni”. D’obbligo il riferimento al divieto assoluto di recinzione di un campo coltivato o di allevamento, al problema dei cinghiali, e alla necessità di “rivedere la parte riguardante le elezioni”.
Richieste finalmente prese in considerazione dalla politica, che con l’appuntamento al Senato ha permesso di compiere un passo avanti significativo per la lotta degli Alburni contro un Parco percepito come entità estranea e tutt’altro che amica.
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