“Gli occhi sul tempo” è entrato nella rosa delle tre opere più apprezzate al Premio Alfonso Gatto 2009: l’autore è Menotti Lerro, poeta e scrittore, che ha scritto l’opera a quattro mani con un altro poeta, Gianni Rescigno, agli antipodi per età e fama rispetto a lui, giovane poeta annoverato dalla rivista Nuovi Argomenti tra i più interessanti nati negli anni Ottanta. E infatti Menotti Lerro, che propone “una scrittura narrativa, volutamente drammatica”, è senza dubbio un vero talento nella scrittura, peraltro già autore di numerose opere benché molto giovane. Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, tra gli altri Giorgio Bárberi Squarotti, che ha firmato anche la prefazione, il quale ha affermato che “«…la sua poesia è aspra e cupa nelle tragicità a cui efficacemente aspira. Il mondo che rappresenta è povero di luce e l’unica verità è la pena e il male. Il risultato è molto spesso notevolissimo, sorretto com’è da un’inventività suasiva. Il perché che non trovammo è mirabile”. E Gianmario Lucini: “Di una sottile e infinita malinconia è intrisa questa poesia-vortice, questa catarsi di attimi che sembrano irrompere dalla memoria alla penna in un continuo e irresistibile flusso in crescendo”. E ancora Erminia Passannanti: “Il modello di uomo contemporaneo che emerge da questi versi … rimanda alla poesia del secondo dopoguerra, da Lowell e Plath, a Pavese, e all’immagine del poeta come capro espiatorio. Il poeta è, infatti, intensamente visto come entità sensibile che si mantiene ai margini della città, pur essendone al cuore, interprete e traduttore, nel linguaggio della poesia, delle innumerevoli tensioni in atto nelle lingue e culture che, su altri piani dell’attualità, scatenano lotte di sangue, religione e razza, guerre di primato ed egemonia, estranee all’interesse immediato del poeta, ma riflesse nello specchio della sua arte”.
a cura di annavelia salerno