“Gocce vive” non è il primo libro di Giovanni Smaldone, ma certamente anche questa raccolta data recentemente alle stampe rispecchia pienamente il tema che alimenta ed è caratteristica principale di tutti i suoi lavori: il sentimento. Smaldone, 48 anni di Sapri, ha già al suo attivo lavori come “Il Forziere”, “Luci nell’oscurità”, “Il silenzio dei cuori”.
Per comprendere bene il senso e lo spirito che anima questa raccolta di 26 racconti, è utile leggere la prefazione al libro affidata alla giornalista Antonella Citro: “Gocce Vive è sinonimo di profondi desideri, appassionanti pensieri, azioni spontanee o frutto di naturali soluzioni. A volte spensierate e bagnate da un tocco di brio. Si tratta di gocce fresche e immediate che pullulano di vita propria. I 26 racconti, presentati in formula sciolta nascono senza apparente filo conduttore, emozionano e inteneriscono lasciando al lettore la possibilità di immedesimarsi in loro senza mortificare l’immaginazione. E’ intuibile la passione più viscerale che qualifica i caratteri o le movenze dei personaggi perché i sentimenti sono autentici e mai artefatti. Un inno alla vita e una riflessione sulla giostra delle combinazioni esistenziali. I luoghi, i fatti, le riflessioni i dialoghi o i monologhi tra sé e sé descrivono uno spaccato di vita, frutto dolce e amaro di una quotidianità disarmante e sconvolgente. Mai noiosa o antica, ma sempre attuale e continuamente propositiva anche quando viene posto il punto fermo e necessariamente si volta pagina. Metafora di vita racchiusa come in una scatola cinese pronta per essere aperta in occasioni speciali. E poi la giostra dei colori: “…Ambra e le sue magliette rosa. Era il colore dell’aurora che arrivava con lei nel suo ufficio timida e nel contempo abbagliante…” (Cuori), “…ebbe coscienza improvvisa della sua piccola dimensione e capì che era ora di crescere. Non più il rosso ora lo attraeva ma quell’arancione che gli scaldava il cuore e gli ridonava entusiasmo per la vita…” (I colori della vita). In ogni rigo si percepisce l’odore dell’amore declinato nelle sue forme più poliedriche e viscerali; si ravvisa nell’ombra più intima anche l’odore della sofferenza, della voglia e della impossibilità, del poter fare e del doversi fermare di fronte a un destino non sempre benevolo. Non si percepisce mai rassegnazione o desolazione anzi i protagonisti hanno voglia di guarire e rivivere veramente anche attraverso un amore giovanile o idealizzato. Poi si ritorna a terra dopo un lungo viaggio ai confini con la realtà e quelle gocce vive ancora inondano la pelle di sfrenata vitalità”.
A cura di Annavelia Salerno