Si intitola “Il buio di notte” il libro di Giampaolo Rugarli, opera che si apre con una frase che ne potrebbe rappresentare la chiave di lettura:
“Tutte le mattine passavo davanti a un negozio di cassette e di dischi: in una delle due vetrine, era in mostra un’arpa che non era in vendita. Serviva per richiamare l’attenzione della gente. Io un po’ guardavo l’arpa e un po’ la giovane commessa che sorrideva. Sono trascorsi circa trent’anni da allora, e forse è meglio che mi occupi di un passato meno remoto, sebbene, alla mia età i fatti più vicini siano i più lontani. Ci sarà una ragione”. Protagonista de “Il buio di notte” è il poliziotto Mario Rossi, prossimo alla pensione nella città di Milano, chiamato ad indagare sulla morte poco chiara del vescovo Monsignor Azimont, prelato a capo di una fondazione benefica ma che in realtà si occupa d’ogni tipo di affare, dal commercio di armi a quello di droga, al riciclaggio di cibi scaduti. Ed è proprio intorno alla fondazione che si sviluppa la storia, ed è intorno ad essa che ruotano le vicende dei protagonisti: una storia che lascia emergere le nefandezze del mondo, ma che si conclude con una speranza di redenzione per gli errori umani.