Gio. Lug 18th, 2024

poste_italiane.jpgNon chiuderà l’ufficio postale di Roccadaspide. Lo rende noto il sindaco Girolamo Auricchio, che così smentisce le voci recentemente diffuse, secondo le quali la località di Fonte, porta d’accesso della cittadina capofila della Valle del Calore, nonché zona di confine con la città di Capaccio, sarebbe stata privata del piccolo ma efficiente ufficio postale, attivo da diversi anni, con grandi benefici per i tantissimi rocchesi che abitano in quella zona. In un recente consiglio comunale, durante il quale si è discusso anche della richiesta di annullamento dei canoni annui per i terreni che accolgono castagneti, la questione è stata portata all’attenzione dei componenti l’assise comunale: l’ufficio postale di Fonte rientrava nei tagli alle poste pervisti dal governo. A sostenere questa potesi dirlo era stato un comitato civico a difesa del servizio, che si era costituito appositamente, appoggiato dal capogruppo di minoranza, Mario Miano.

Voci prontamente smentite da Girolamo Auricchio, il quale non solo si è subito prodigato per rassicurare i residenti a Fonte, ma ha anche annunciato un miglioramento del servizio: infatti il consiglio comunale ha approvato una proposta di trasferimento dell’ufficio postale in un’altra sede. Per l’occasione sarà scelto un locale più grande ed accogliente, poco distante da quello attuale. "In questo modo cercheremo di migliorare il servizio offerto – afferma Auricchio – garantendo una maggiore efficienza e più comodità per gli utenti". Nella stessa circostanza Auricchio è intervenuto anche sulla bocciatura della richiesta di sgravi fiscali per i castanicoltori, promossa dai consiglieri di minoranza, Mario Miano e Vito Brenca. La proposta prevedeva la possibilità di annullare le annualità per il canone sui terreni ad uso civico, adibiti a castagneti, il cui valore attuale è ridotto a causa della presenza del cinipide del castagno che ha causato un calo della produzione del 70%. "Per la nostra amministrazione – prosegue Auricchio – è impossibile annullare questa imposizione, dal momento che è stata stabilita non da noi ma da una normativa regionale. La cifra non è eccessiva: si parla di circa 70 euro ogni ettaro di terreno, ovvero circa ogni 100 piante. Tuttavia – conclude – non possiamo fare nulla in merito perché non siamo autorizzati in nessun modo a modificarla o annullarla".

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Di Annavelia Salerno

Giornalista professionista a Radio Alfa, direttore responsabile di Voci dal Cilento, ma prima di tutto mamma, moglie, figlia e sorella

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