La “Pompei del ‘900” e i suoi ricordi – di Annavelia Salerno
E’ il silenzio l’ultimo, vero abitante di Roscigno vecchia, piccolo borgo del salernitano, abbandonato nei primi anni del 1900. Roscigno è il cuore storico del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, patrimonio Unesco, una vera perla scolpita negli Alburni grazie alla sua bellezza e alle emozioni che suscita in chi visita questo centro. Il giornalista del Mattino, Onorato Volzone, nel 1982 la definì la “Pompei del ‘900”, accendendo per la prima volta su di essa i riflettori. Oggi non vive più nessuno in quel nugolo di case baciate dal sole, abbandonate decenni fa a causa di una frana che è la conseguenza diretta di un grave dissesto idrogeologico con il quale il territorio convive da sempre.
Eppure, nonostante il silenzio e la quiete quasi surreale che albergano in uno dei tanti, piccoli borghi abbandonati del Belpaese, Roscigno sembra continuare a vivere, a dispetto del trascorrere inesorabile del tempo, dell’oblio che disperde la memoria, dell’indifferenza del mondo che la fa cadere a pezzi.
A tenere in vita Roscigno è soprattutto il ricordo di Teodora Lorenzo, meglio conosciuta come Dorina, l’ultima abitante del borgo che, nonostante le due ordinanze del Genio Civile del 1902 e del 1908, che imponevano ai roscignoli di lasciare il paese vecchio per trasferirsi al nuovo, un chilometro più su, non volle abbandonare la sua casa, composta da due stanze senza luce e gas. Vi abitò, come aveva sempre fatto, fino al 2000, anno della sua scomparsa all’età di 85 anni, assistendo, dalla seconda metà del secolo, all’abbandono graduale da parte di tutti i suoi compaesani. Certe volte sembra ancora di vederla affacciata al balcone di casa sua, o prendere l’acqua alla fontana, o passare nell’ampia piazza Giovanni Nicotera, dominata dalla chiesa di San Nicola, e farsi il segno della croce. Oggi è lei il simbolo della memoria, dell’immortalità del borgo. Il ricordo della sua tenacia e del suo coraggio rivive impresso sulle gigantografie che accolgono i tanti visitatori: ma Dorina rivive anche grazie ad un concorso che i suoi eredi, Antonio e Rosina Lorenzo, hanno voluto organizzare in sua memoria, perché anche i più giovani conoscano il valore del suo attaccamento al paese.
Per anni, dopo l’abbandono, Roscigno Vecchia è stata avvolta dall’oblio. Poi la rivalutazione grazie alla lungimiranza di chi ha capito il valore di questo borgo, dando avvio ad un lungo cammino ed una corsa contro il tempo per salvare le case pericolanti, e preservarne la memoria. In quegli anni i giovani della Pro Loco fondarono il Museo dell’arte contadina, fecero i primi lavori di ristrutturazione e iniziarono a fare di Roscigno un centro turistico. Nel 2005 iniziò l’iter per la realizzazione dei lavori di recupero conservativo dell’area est del paese, che si è concluso qualche anno dopo, restituendo al territorio un’ala interamente recuperata e fruibile. Per il resto non è stato possibile ottenere finanziamenti, e la novella Pompei rischia di crollare definitivamente. È già successo nei mesi scorsi quando, dopo una stagione piovosa e particolarmente rigida, è crollata proprio la casa di Dorina, portandosi dietro un pezzo della storia di questo borgo. Oggi l’imperativo è lo stesso di qualche anno fa: fare presto per salvare il resto del borgo, ma per farlo occorre l’attenzione di tutti, degli amministratori e dei cittadini, ed occorrono fondi, per mettere in sicurezza e valorizzare le altre case.
Anche la natura a Roscigno ha cominciato ad accusare i primi segni di cedimento: lo scorso anno è caduto un maestoso albero secolare, al centro del paese, perito anch’esso sotto il peso dei secoli e dell’indifferenza. E’ sembrato, per molti, veder morire un altro pezzo della città fantasma. E poi c’è la preoccupazione per il pericolo di crollo dei resti dell’antico balcone sospesi nei pressi di casa Campeglia, o delle pareti delle case all’ingresso del vecchio paese, pericolosamente vicine e tenute ferme da una serie di tubi d’acciaio che non mettono affatto tranquillità. Preoccupazione per lo stato in cui versa la chiesa di San Nicola, che, chiusa da oltre 40 anni, attende un intervento per il quale sono stati stanziati dei fondi, ma i lavori sono iniziati negli anni ‘80 e non sono stati ancora terminati. Il Comune sollecita costantemente gli enti preposti per ottenere ulteriori finanziamenti, oltre a quelli già stanziati, per far sì che il borgo riviva. Ed è questa l’intenzione della Fondazione Roscigno Vecchia, nata nel 2005, dai discendenti di roscignoli emigrati negli Stati Uniti, con lo scopo di raccogliere fondi per il restauro. È stata fondata da americani che solo venendo qui, ogni anno a settembre per la festa di Roscigno Vecchia, hanno imparato l’italiano, e ancora si commuovono quando, anno dopo anno, assistono al crollo di un pezzo di cornicione.
Chissà se, prima o poi, anche la presenza di visitatori che oggi si aggirano numerosi tra i vicoli del borgo diventerà un ricordo, e a popolare Roscigno Vecchia resterà solo un gruppo di gatti che hanno fatto della città fantasma la propria casa. Miagolano tra le gambe di Giuseppe Spagnuolo, pensionato 65enne, che da qualche anno, dopo la scomparsa di Dorina, ha scelto di vivere al borgo vecchio, dopo essersi autoproclamato l’ultimo abitante e custode del paese.
Barba lunga e abiti da contadino, ci prova gusto a fare il personaggio, a rifiutare gli inviti in tv e a farsi intervistare in loco dai giornalisti. Spenti i riflettori se ne va via, i gattini si rifugiano in qualche angolo riparato dal vento, e a Roscigno vecchia resta soltanto il dolce suono dell’acqua che sgorga, lenta e continua, dalla fontana del paese.