Ci sono venti liriche di Monia Minnucci nell’antologia “Voci di conchiglia”, uscita di recente per la casa editrice Il Fiorino di Modena: venti poesie che trasudano sentimenti, e che parlano soprattutto di dolore. Un dolore, però, che sebbene pervada tutta la lirica della poetessa del frusinate, è “formativo”, perché aiuta ad affrontare meglio la vita. L’espressione artistica di Monia Minnucci non si esaurisce, tuttavia, con la poesia: oltre all’interesse per la poesia, infatti, coltiva la passione per l’arte, dilettandosi in scultura, pittura, intarsio. Infatti ha frequentato la " Scuola di arte e mestieri", specializzandosi nell’arte dell’intarsio, sotto la guida del maestro Carlo Turri di Anagni, e successivamente partecipando ad un master come docente formatrice. Scrive da sempre, e tra poche settimane uscirà per Aletti Editore la sua pubblicazione dal titolo “La bambola rotta”.
Le sue liriche sono state inserite in varie antologie. Questa è una delle sue poesie:
“Rintocchi di campane scippati alla notte. Notte, landa di sogni e stelle. Sai essere breve, dolce, per me, che amo i tuoi silenzi, le curve senza ombre, dove tutto è un abbraccio. Questa sera solo distese di cielo. Colla, sei stato colla che mi teneva giù, appiccicata all’inferno. Cane ringhioso alla staccionata, sotto-tiro di un sentimento cecchino, astuto, implacabile. Ora sono in volo, puoi aggrapparti ai miei piedi, se ti va, con le tue grinfie rapaci. Perderai la presa e il cielo ti inghiottirà,
con acque di lago. Tentacoli di alghe, fondo e buio pesto. Non volerò in picchiata, freccia ansiosa,
per afferrar le tue mani senza domani. Mani ingrate, menzognere, propositi da flebo che mirano alla mia consuzione. Io sono piuma e non so posare”.
a cura di annavelia salerno